“In ogni amore, ci sono almeno due esseri, ciascuno dei quali è la grande incognita nelle equazioni dell’altro”.
Questa frase, tratta dal libro “Amore liquido” di Zygmunt Bauman, nella sua sintetica densità, ci aiuta a sottolineare e a ricordare alcuni aspetti importanti delle relazioni amorose…
Innanzitutto che l’altro, in quanto altro da noi, è e resterà sempre, per noi, almeno parzialmente inconoscibile. E questo, forse, fa anche parte del perfetto meccanismo dell’attrazione. Il fascino dell’incognita, ciò che rende interessante andarne a cercare ogni volta l’identità, sta proprio nel suo nascondersi all’ovvietà del calcolo.
Ma ci ricorda anche, utilizzando una metafora logico-matematica, che la conoscenza dell’altro è un processo che sfugge al determinismo di un calcolo banale come 1 + 1 = 2. Nelle relazioni c’è sempre qualcosa di imprevedibile, che sfugge al controllo e che “rovina” puntualmente i nostri calcoli. Possiamo sì prevedere il futuro con gradi maggiori o minori di accuratezza, possiamo cercare di direzionare i nostri comportamenti, ma quell’incognita ci ricorda che siamo sempre nel mondo delle ipotesi e mai delle certezze.
Infine ci ricorda anche che le incognite si calcolano, si scoprono, si esplorano: non si cambiano. E’ severamente vietato cambiare a priori una X con una Y, ce lo insegnano anche a scuola… A meno che uno non sia disposto a modificare tutti gli altri elementi dell’equazione che, essendo reciprocamente interconnessi, seguono di conseguenza i cambiamenti dell’incognita… Questo è ciò che accade a volte in terapia, quando si arriva con l’idea di cambiare un aspetto del partner e si finisce per cambiare l’intero assetto della relazione.