Con la fine dell’ottava eco-settimana, e dopo due mesi di eco-azioni quotidiane con report e commenti settimanali, abbiamo deciso di concludere il nostro “esperimento ecologico”…Non nel senso che smetteremo di mettere in atto i gesti proposti in questo percorso, ma nel senso che smetteremo di scriverne sul blog e su Facebook. Per chi si fosse perso l’inizio di questa storia, l’idea del raccontare era legata a un principio di condivisione delle esperienze che avrebbe dovuto, in teoria, portare non solo a una diffusione di idee concrete e “buone pratiche” legate all’ecologia, ma anche promuovere una cultura del dialogo su questi argomenti. Alla fine del percorso non sappiamo se ciò sia o meno avvenuto: abbiamo ricevuto diversi commenti e qualche apprezzamento, con qualcuno abbiamo stretto un prezioso legame che definiremmo di “solidarietà ecologica” (di intenti e di idee). Abbiamo imparato molto grazie ai consigli e agli aiuti che abbiamo ricevuto “online” e “offline” in questi mesi, e abbiamo anche avuto l’occasione di riprendere contatti con amici che non sentivamo da tempo… Insomma una bella esperienza!
In conclusione del percorso fatto sin qui, ci sentiamo comunque di condividere (per l’ultima volta, lo giuriamo!) alcune idee e riflessioni nate durante questi due mesi.
In primo luogo dobbiamo sottolineare che l’idea del fare piccoli cambiamenti settimanali, di non imbarcarci in crociate monumentali (come siamo portati molto spesso a fare…), è stata vincente. Il peso delle azioni quotidiane non è mai stato faticoso o avvertito come vincolante, semmai di volta in volta era divertente pensare a come poter sviluppare il tema della settimana in modo sempre più creativo (della serie “Che cosa ci inventiamo domani?”). Molte delle azioni che abbiamo iniziato a intraprendere sono di fatto entrate nella nostra routine quotidiana e settimanale. Per citarne alcune: lo spegnere le luci, i lavaggi con acqua fredda, il parcheggiare la macchina sempre più lontano dal nostri Studio, l’autoproduzione, l’appoggiarsi sempre meno ai supermercati per fare la spesa scegliendo piccoli negozi con prodotti locali (e per lo più bio), la lettura di libri e articoli sul tema dei cambiamenti climatici, l’utilizzo di prodotti ecologici per la pulizia della casa e per l’igiene personale…
Una riflessione più grande va invece fatta, da un punto di vista psicologico, sul discorso del cambiamento. Ci siamo infatti accorti che questo esperimento non è stato solo utile per aumentare la nostra sensibilità ecologica e per ridurre, di fatto, il nostro impatto sul pianeta, ma ha avuto come effetto collaterale una modificazione delle nostre idee sul cambiamento: quello che si potrebbe definire un apprendimento di secondo livello. Partendo dal nostro pregiudizio iniziale che ogni cambiamento, per essere significativo, debba essere ben visibile ed evidente, invece introducendo micro-cambiamenti costanti e quotidiani ci siamo accorti che è possibile ottenere una percezione di cambiamento anche facendo gesti apparentemente poco significativi. Inoltre, ci siamo accorti che la soddisfazione nel constatare un cambiamento, non è direttamente proporzionale alla portata del cambiamento messo in atto: si può essere decisamente orgogliosi anche di piccole modificazioni del proprio atteggiamento o delle proprie abitudini, se queste acquisiscono un significato all’interno di una cornice più grande. Infine ci siamo accorti che l’idea stessa di cambiamento, spesso associata a un sacrale vissuto di austerità e sacrificio (“per cambiare devi comunque farti un mazzo tanto”), viene messa in crisi da tanti micro-cambiamenti, che danno la percezione di una estrema mobilità delle risorse, sbloccando potenzialità e aprendo possibilità. Insomma, alla fine dei due mesi ci rendiamo conto che cambiare è decisamente più facile di quanto sembri e che è possibile, forse proprio come per altre pratiche più legate al fisico e alla mente, allenare questa capacità per affrontare con impegno e curiosità sempre nuove sfide.