La vita quotidiana, l’educazione dei figli, la vita di coppia (e anche il lavoro di psicoterapia…) ci costringe a una ginnastica mentale stimolante e faticosa: il cambio del punto di vista.
Si tratta di un esercizio faticoso, che ci costringe ad alzarci dalla comoda poltrona dei pensieri abituali, per uscire fuori nel mondo delle relazioni e chiedere all’Altro: “Tu come la vedi?”. Se la domanda è mossa da un reale interesse per la risposta può aprirci nuovi mondi da esplorare.18
La cucina, ad esempio, è un ambito dove tradizione e abitudini ci aiutano a consolidare le nostre certezze e talvolta anche la nostra identità. La torta preparata dalla nonna, la ricetta segreta degli gnocchi “…che così li sa fare solo la Maria” o il pranzo di Natale …
Qualche tempo fa stavo cercando una ricetta per le polpette e mi è capitato tra le mani il libro “La cucina a impatto (quasi) zero” di Lisa Casali. Secondo l’autrice molto di quello che noi siamo abituati a buttare via quando cuciniamo può avere un utilizzo culinario di tutto rispetto. Un vero proprio ribaltamento di punti di vista. Non si tratta ovviamente di nutrirsi esclusivamente degli scarti, ma di includerli e considerarli come un ingrediente in più, se opportunamente trattati.
L’idea di includere e di trovare valore dove apparentemente non c’è aiuta a guardare il mondo con occhi nuovi e a scoprire tesori nascosti sotto i nostri occhi distratti, non solo in cucina, ma anche nelle relazioni personali. Sul luogo di lavoro o in famiglia per consuetudine ripetiamo dei copioni sempre uguali, dando per scontato che “la ricetta per stare con l’altro” sia sempre la stessa, talvolta può essere utile cambiare il ricettario!