Quante volte ci siamo trovati nella situazione di subire una predica o una provocazione senza sapere come reagire sul momento? L’emozione prende il sopravvento e le risposte sagaci arrivano di solito in un secondo momento, quando ormai il colpo basso è andato a segno e non ci resta altro da fare che leccarci le ferite e pensare “ma la prossima volta, vedrai!”.
La teoria ci insegna che le reazioni possibili a una minaccia o a un attacco diretto sono solitamente tre: combattere (fight), scappare (flight) o fingersi morti (freeze).
Gli animali reagiscono così e possiamo dare per scontato, in virtù di quella parentela che ormai sembra innegabile, che anche l’essere umano tenda a comportarsi come se non esistessero alternative a queste tre risposte-modello. Peccato però che nel caso di un’aggressione verbale da parte di un superiore collerico o di un capo aguzzino a poco servirebbe rispondere per le rime (a rischio è il nostro posto di lavoro) o fuggire con la coda tra le gambe (autorizzando così il bullo a riprovarci anche il giorno successivo). Men che meno possiamo gettarci a terra e raggomitolarci in posizione fetale, proprio come fanno certi insettini che si chiudono a formare una palletta grigia quando cerchi di toccarli! Che fare allora? Esiste una quarta via: quella dello spiazzamento! Mai sentita? Bene, è semplice! Prendete una pentola e lessateci dentro un broccolo, poi aggiungete un bullone di ferro e gettate il tutto sulla testa di un criceto gigante scongelato dall’era mesozoica. Ecco servito il vostro spiazzamento! Si tratta di una risposta che l’interlocutore non si aspetta e che lo lascia interdetto quel tanto che basta per creare un varco nella danza dell’aggressione e darvi una scappatoia. Esistono diverse tecniche per produrre questo effetto, dalle più elaborate alle più semplici.
Ma un minuto è già trascorso, quindi alla prossima “idea in un minuto” per qualche tecnica di esempio!