Per una coincidenza fortunata (l’unico evento che la Biennale della Democrazia ha organizzato a Cuneo , con Baricco, in un orario compatibile con impegni familiari e lavorativi! Incredibile!?) ieri pomeriggio abbiamo assistito alla conversazione che Alessandro Baricco e Riccardo Zecchina hanno tenuto al teatro Toselli di Cuneo. Il pretesto era la presentazione dei temi dell’ultimo libro di Baricco a cui Zecchina ha collaborato come consulente scientifico.
Ci sono libri che descrivono una realtà nascosta e ci fanno conoscere mondi sconosciuti, poi ci sono libri che descrivono una realtà a noi ben nota, ma utilizzano una lente differente, una chiave di lettura inaspettata e permettono di vedere con occhi nuovi quello che già conoscevamo. “The Game” di Alessandro Baricco appartiene a questa seconda categoria. Questo gioco di scoperta avviene attraverso una narrazione/esplorazione che utilizza la metafora del viaggio come costruzione nello spazio e nel tempo di connessioni circolari tra strumenti tecnologici e significati sociali.
Oltre ai contenuti molto stimolanti sul futuro e le implicazioni di una vita sempre più ibrida tra umano e tecnologico (che eviterò di spoilerare per chi non avesse avuto ancora il piacere di leggere il libro), ci sono stati temi trasversali che mi hanno fatto pensare alla psicoterapia.
Innanzi tutto il contesto di una conversazione tra due mondi che esplicitamente si definiscono come contrapposti, ma che non smettono di dialogare e di tradursi le reciproche intenzioni. Ciascuno manteneva salda la propria identità, Baricco come divulgatore e scrittore e Zecchina come scienziato, senza screditare o sminuire il ruolo dell’altro. Tante volte nelle coppia i partner si dimenticano di appartenere a due culture differenti e parlano ciascuno il proprio linguaggio senza preoccuparsi di quello che l’altro potrebbe capire o fraintendere, anzi danno per scontato che solo un punto di vista sia il migliore, generalmente il proprio. Nella serata di ieri nessuno ha avuto paura di ascoltare o spiegarsi e abbiamo assistito ad una vera e rara esperienza interculturale, che ha arricchito il pubblico, che in questo modo ha ampliato le proprie conoscenze in entrambi gli ambiti.
Un altro ambito di connessione tra “The Game” e la psicoterapia è l’utilizzo del linguaggio della metafora come strumento per rielaborare concetti e ampliare la nostra percezione del mondo. Le persone connesse in rete h24, la diffusione democratica delle conoscenze, la “gamification” delle esperienze, un algoritmo che decide il valore delle informazioni a cui abbiamo accesso… L’utilizzo della tecnologia modifica il nostro modo di comunicare nella vita quotidiana e al tempo stesso ogni strumento può essere un’immagine da utilizzare per rappresentare nell’immaginario collettivo della stanza di terapia altri tipi di comunicazione, che però restano intangibili.
Per concludere una rassicurazione: nell’elenco delle professioni che saranno sostituite dall’Intelligenza Artificiale NON è stata menzionata quella dello psicologo 😉
P.S.: Un esempio molto interessante dell’utilizzo della metafora tecnologica in terapia è il testo di Giuliani e Nascimbene “La terapia come ipertesto”, che già nel 2009 rifletteva sull’argomento!